Di madre in figlia

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UNA PRODUZIONE COLLETTIVO LYNUS

con il supporto della Fondazione Arturo Toscanini


Spettacolo:

Una bambina, una sera, in una piazza di Venezia. Seduta in pigiama sul suo triciclo. Immobile. Ascolta un artista di strada suonare il violino. E un mondo si apre dentro di lei.
Un mondo che presto si rivela essere il risultato di un retaggio più antico, lo strascico di una storia che parla di dolore e sofferenza, in uno dei periodi più bui dell’umanità. Eppure è una storia che parla anche (e forse soprattutto) di amore. Di Resistenza.

Madre violinista in un campo di concentramento, figlia violinista all’inizio di una vita da costruire. Ma a legare le due generazioni non è semplicemente la passione per uno strumento: la musica diventa memoria lucida e consapevole del passato, che porge la mano alla speranza in un futuro luminoso.

“Di madre in figlia” è uno spettacolo che parla soprattutto di Memoria. Di memoria storica, certo: la protagonista, Luce, ricostruendo la storia di un violino trovato in un armadio di casa, per la prima volta viene a conoscenza degli orrori e delle atrocità che sono avvenute durante l’Olocausto.
Tuttavia, scavando più in profondità, si trova un altro tipo di memoria: quella famigliare, “biologica”, in un certo senso. Una memoria che si tramanda, appunto, di madre in figlia non attraverso le parole e i racconti, bensì tramite il sangue. E l’arte.
Nella nostra storia, è la Musica che fa da filo conduttore tra le due generazioni: una forza creatrice che vibra allo stesso modo in due corpi e in due anime legati dallo stesso sangue.
La Musica, in questo senso, si fa anche elemento drammaturgico e narrativo. Un vero e proprio terzo personaggio sulla scena, senza il quale la relazione tra Luce e sua madre non potrebbe esistere.

Credits:
di Karin Rossi;
regia Marco Fragnelli;
con Chiara Tomei. Eliana Marsigliante;
luci Gianluca Bergamini.